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Andrea Morzenti

C'è già. E si chiama Apprendistato


Semplifico: l'occupazione over 50 l'abbiamo favorita con la Riforma Fornero, quella delle pensioni (facile: si sposta in avanti l'età pensionabile, il contributivo per tutti, e il gioco è fatto). Ma come favorire ora l'occupazione giovanile (che da noi, in Italia, sei giovane fino a 29 anni e 364 giorni), aspetto indubbiamente di massima criticità del nostro mercato del lavoro?

La soluzione del Governo Gentiloni pare essere, così si legge, un abbattimento contributivo triennale, strutturale, cioè valido per sempre e non solo per le assunzioni del 2018.

 

La memoria, ahimè, corre però agli incentivi economici meno utilizzati della storia italica: quelli ideati dal Governo Letta, Ministro dl Lavoro Enrico Giovannini.

Cosa prevedevano (se non li ricordate, ci sta, visto che non li ha utilizzati praticamente nessuno)? Ecco qua:

  • incentivo economico pari al 33 % della retribuzione mensile lorda (tetto massimo mensile € 650)

  • durata 18 mesi se assunzione a tempo indeterminato, 12 mesi se trasformazione a tempo indeterminato

  • giovani privi di impiego da almeno 6 mesi oppure privi di diploma di scuola media superiore o professionale

  • incremento occupazionale netto (e qui l'INPS si superò davvero con una ormai mitica Circolare, con ben 6 allegati con esempi di calcolo, con cui l'Istituto introdusse il concetto di U.L.A., Unità di Lavoro Annuo)

Vabbè, dai, acqua passata. Ora la parola d'ordine è semplificare. E quindi si pensa ad un esonero contributivo, simile a quelli (criticati, discussi, ma certo utilizzati) del Governo Renzi (2015 e 2016).

Ma l'Europa ci guarda sempre. E quindi, mi chiedo (aldilà dell'età, già 29 anni e 364 giorni mi pare un bel traguardo per essere ancora considerato "giovane", come possible chiedere di estendere fino a 32 anni, boh): è possibile uscire dalle forche caudine dell'U.L.A.?

Poi, leggendo qua e là, mi imbatto nell'art. 41 del decreto legislativo n. 81/2015 (uno dei decreti attuativi del Jobs Act) che inizia così: "L'apprendistato e' un contratto di lavoro a tempo indeterminato finalizzato alla formazione e alla occupazione dei giovani" (niente di nuovo a dire il vero, visto che una formulazione identica c'era anche nel Testo Unico Apprendistato del 2011).

Quindi, se esiste già un contratto finalizzato (alla formazione e) alla occupazione dei giovani, perché non lavorare su questa tipologia contrattuale? Qui la decontribuzone esiste già, è ammessa visto lo "scambio" con la formazione a carico del datore di lavoro e non serve il calcolo dell'U.L.A.

E allora perché non ragionare su

  • come migliorare ulteriormente la decontribuzione (piace di più chiamarlo esonero contributivo? ok),

  • semplificare ulteriormente la già semplificata attività formativa,

  • magari - come sostenuto da molti in passato - rinominarlo con un nome più accattivante (in un mondo marketing/comunicazione, "Apprendistato" sa di vecchio no?),

invece di inventarsi un nuovo "Contratto agevolato per assumere i giovani"?

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