Il 3 marzo 2021 il Ministero del Lavoro pubblica una risposta ad Interpello con cui chiarisce la portata di una norma di legge in vigore dal 15 agosto 2020 e modificata solo nella data di fine dalla legge di bilancio 2021. Tale norma scadrà il 31 marzo 2021, cioè 28 giorni dopo l’Interpello. E già su questo ci sarebbe da dire, ma non lo faccio.
L’Interpello, in sintesi, dice che la deroga all’obbligo di causale (sì, l’oggetto dell’Interpello sdogana proprio la parola “causale” al posto del termine più tecnico “condizioni”) sui contratti di lavoro a tempo determinato si applica anche ai contratti di lavoro in somministrazione a tempo determinato. E dice, anche, che se la deroga è già stata utilizzata nel 2020, non più essere utilizzata nel 2021, stante l’inciso “una sola volta” e la mera modifica temporale apportata dalla legge di bilancio 2021.
Nulla di nuovo sotto il sole, mi vien da dire. Ricostruzione giuridica compresa, su cui la gran parte degli addetti ai lavori si era fin da subito orientata. Sì, qualche eccezione c’è stata. Compreso un mio amico giuslavorista a cui ovviamene, la mattina presto, ho fatto avere il testo dell’Interpello (non mi ha ancora risposto…).
Devo dire, a onor del vero, che qualche imprecisione nel testo dell’Interpello io l’ho trovata (mi scuserete). In particolare, il riferimento al contratto di somministrazione a tempo determinato (contratto di natura commerciale) citato, qua e là, al posto del contratto di lavoro a termine in somministrazione (a me piace di più, tra l’altro, chiamarlo “a scopo di somministrazione”, ma poco cambia).
Imprecisione che non sposta il senso dell’Interpello basato correttamente sull’accomunare – salvo le tre eccezioni richiamate nell’Interpello stesso – il contratto di lavoro a termine a scopo di somministrazione al contratto di lavoro a termine diretto (ad opera del Decreto Dignità). Imprecisione che, però, temo abbia generato una discreta confusione nell’articolo di Daniele Cirioli su Italia Oggi del 5 marzo 2021 dal titolo “Internali senza deroga” … Ma vabbè.
Questa la parte giuridica. Ma l’Interpello, come ha prontamente sottolineato Giampiero Falasca sul Sole24Ore, ha anche una parte più squisitamente – possiamo dire – politica.
Ed è la parte finale, in cui si dice che “tale interpretazione risulta, peraltro, in linea con la ratio della salvaguardia dei livelli occupazionali propri della normativa emergenziale posto che la possibilità di prorogare o rinnovare i contratti a termine, anche in somministrazione, già in corso con il regime agevolato dell’assenza delle causali, consente di mantenere lo stato di occupazione dei lavoratori somministrati a termine interessati”.
La semplifico così: il Decreto Dignità è dannoso per l’occupazione, ora più che mai.
Adesso che il Ministero del Lavoro non è più a cinquestelle, ma democratico (ammesso, e non concesso, che il Partito Democratico esista ancora dopo le poltrone zingarettiane di cinquestelliana memoria), chissà se qualcosa potrà finalmente cambiare. Magari, col Decreto Sostegni di prossima emanazione (purtroppo, pure con Mario Draghi, continuano ahimè a proliferare i nomi ai decreti).
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