top of page

Per me una sola scheda, grazie

  • Immagine del redattore: Andrea Morzenti
    Andrea Morzenti
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Domenica 8 e lunedì 9 giugno i cittadini italiani aventi diritto al voto sono chiamati a partecipare ai referendum popolari abrogativi (articolo 75 della Costituzione) su 5 quesiti in materia di disciplina del lavoro e cittadinanza. I seggi saranno aperti domenica 8 giugno dalle ore 7 alle ore 23, e lunedì 9 giugno dalle ore 7 alle ore 15.


I referendum, indetti con decreti del Presidente della Repubblica 25 marzo 2025 (Gazzetta Ufficiale, Serie Generale, n.75 del 31 marzo 2025), sono:  


  1. «Contratto di lavoro a tutele crescenti - Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione»

  2. «Piccole imprese - Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale»

  3. «Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi»

  4. «Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell'appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione»

  5. «Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana».


[fonte Ministero dell’Interno]


***


Fin qui la parte istituzionale.

Ora provo a scrivere due parole anch’io (che c’è pure qualcuno che me le ha chieste…).


  1. Si chiede l’abrogazione del jobs act renziano, causa di ogni male (vulgata). Che poi, il jobs act è (era) anche tanto altro (ok, non lo racconto qui) e non solo il decreto legislativo n. 23/2015 di cui si chiede ora l’abrogazione totale (ma vabbè). Norma, quella in vigore, che nulla ha a che vedere con quella originaria dopo che i) decreto dignità e ii) Corte costituzionale ne hanno cambiato i connotati avvicinandola sempre più (in alcuni casi con previsioni anche più favorevoli ai lavoratori) all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori post riforma Fornero (vedi, su tutti, Luca Failla IPSOA, novembre 2024). Ma il jobs act è di Matteo Renzi, la riforma Fornero è (anche) di Pierluigi Bersani. Quesito referendario, questo, che più politico non si può. Forse sarebbe meglio (e urgente) che il Governo e Parlamento lavorino e approvino un testo unico sui licenziamenti, piuttosto che avere bandierine messe qua e là.


  2. Questo mi pare bellissimo (eufemismo). Se il licenziamento illegittimo avviene in una piccola azienda (fino a 15 dipendenti), in caso di vittoria del Sì, non ci sarà più un limite massimo all’indennizzo a favore del lavoratore licenziato. In una grande azienda sì, in una piccola no. Ma vi pare?


  3. Qui parliamo delle causali sui contratti a termine. Il quesito pare scritto non da Maurizio Landini ma direttamente dagli uffici vertenze della CGIL e dagli avvocati giuslavoristi in qualche modo ad essi correlati. Occasione ghiotta per far ripartire il contenzioso, dato che sul punto oggi pare sopito. Altro senso, non ce l'ha.


  4. Immaginate che a casa vostra venga una impresa a fare dei lavori (immaginatelo solo, perché il quesito riguarda solo i datori di lavoro, ma credo aiuti a capire). Voi fate tutto per bene: scegliete l’impresa migliore e specializzata, controllate requisiti e capacità professionali, evitate tutti i rischi da possibili interferenze con chi bazzica di regola a casa vostra, controllate che tutti i lavoratori abbiamo il tesserino di riconoscimento, date tutte le informazioni possibili e immaginabili su casa vostra, spiegate vie di fuga e quant’altro. Non potevate fare di più. Capita, purtroppo, che un lavoratore di quell’impresa mentre lavora a casa vostra si faccia male e subisca un danno in conseguenza di un rischio specifico proprio dell'attività dell’impresa stessa, situazione su cui voi non avevate alcun margine di prevenzione e protezione. Se passasse il Sì, per quell’infortunio sareste responsabili anche voi. Più che responsabilità solidale, a me pare una responsabilità oggettiva.


  5. Io questo quesito l’avrei cassato, fossi stato Giudice della Corte Costituzionale. Più che abrogativo a me, infatti, è sempre parso manipolativo. E non va bene, non mi risulta sia possibile. I referendum (salvo quelli costituzionali che hanno tutt’altra finalità) possono essere solo abrogativi, che le leggi le fa il Parlamento non i Sì nelle urne che quelle leggi possono solo abrogare. E qui, invece, togliendo le parole “adozione" (e simili) e abrogando la previsione sui dieci anni, d'emblée riduci tutto a cinque anni. Non mi è piaciuto il metodo ma, anche dopo confronto con chi ne capisce di più di me, mi convince sempre di più il merito. Ah, non confondiamo, niente ius soli o ius culturae. Ma, se passasse il Sì, per i maggiorenni la possibilità di chiedere la cittadinanza italiana dopo cinque anni – e non dieci come oggi – di residenza legale e continuativa in Italia (fermi gli altri requisiti che ovviamente restano: reddito, lingua italiana, assenza di condanne e di pericolosità sociale). Poi, ma sempre come è ora, se il genitore diventa cittadino italiano lo diventano anche i figli minorenni con lui conviventi.


    ***


Chiudo citando un passaggio che mi è piaciuto molto, di Alberto Mingardi, Corriere della Sera (L’Economia, pag. 21), oggi 19 maggio:


È abbastanza singolare che a voler segnare una cesura con il recente passato siano le stesse persone che con un altro referendum propongono di ridurre i tempi per ottenere la cittadinanza italiana. Un mercato del lavoro più ingessato offre più tutele agli insider ma complica la vita agli outsider. Chi ha più da perderci solo allora gli outsider assoluti: quegli immigrati che si troverebbero a combattere, oltre al pregiudizio, anche normative più ostili al loro ingresso nel mondo del lavoro.”.

1 comentário


Franco Scarpelli
Franco Scarpelli
un giorno fa

Gentile Morzenti, non sono d'accordo sulle sue argomentazioni e voterò Si a tutti i referendum, ma qui vorrei segnalare che la frase di Mingardi che le piace è infondata in fatto, poiché i comitati promotori dei 4 referendum sul lavoro e del referendum sulla cittadinanza erano diversi, sono iniziative autonome (pur tutte meritevoli di adesione a mio avviso).

Quanto all'argomento insider/outsider, anche qui il presupposto della frase è sbagliato, perché le persone straniere cui si rivolge il referendum sulla cittadinanza non sono neo immigrati, sono già nel mercato del lavoro insieme ai lavoratori italiani (sono outsider sui diritti riservati ai cittadini, cioè quelli di cui godiamo lei ed io, non nel mercato del lavoro).

Peraltro, se vogliamo parlare di insider/outsider…

Curtir

© www.intornoallavoro.com - BLOG DI LAVORO E POLITICA

online dal 7 luglio 2017

© 2017 Andrea Morzenti #intornoallavoro All Rights Reserved

"Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia" (Don Lorenzo Milani)
  • Twitter Round
  • LinkedIn - Black Circle
bottom of page