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  • Andrea Morzenti

E' la somma che fa il totale




Dodici mesi senza dover motivare il perché, dodici mesi senza dover indicare una causale (come si dice in gergo).

Non più, come ora, (solo) dodici mesi di contratto; ma (anche, più semplicemente) dodici mesi di rapporti di lavoro a termine.


Un contratto, iniziale o prorogato, della durata massima di dodici mesi. Ma anche più contratti, due contratti di sei mesi cadauno, ad esempio; o tre contratti da quattro mesi (sempre cadauno).

Insomma, come si dice, è la somma che fa il totale. E il totale deve rimanere entro la durata massima di dodici mesi. Come ci si arriva, non importa.


Potrebbe essere questo l’effetto di un emendamento (a me piace definirlo di buon senso) sul contratto di lavoro a tempo determinato (anche a scopo di somministrazione) approvato in Commissione affari sociali del Senato. Ora si attende il passaggio in Aula: Senato prima, Camera poi. Capiremo solo nei prossimi giorni se sarà Legge dello Stato.


Il decreto lavoro quindi, oltre che le nuove causali, potrebbe riscrivere il decreto dignità anche su questo punto, cioè sul quando scatta l’obbligo di indicare la causale.

E, questo sì, non è cosa da poco conto. Perché è anche da questi particolari che si giudica un Legislatore.

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