HR. Ciao Avvocato, hai un attimo per me?
Avv. Devo proprio? dai dimmi…
HR. Ascolta, mi dicono dalla produzione che un lavoratore è sparito. Chiamato al tel., ma niente non risponde. Ormai sono tanti giorni, mi pare una decina. Il nostro contratto collettivo dice che lo potremmo anche licenziare per assenza ingiustificata protratta…
Avv. Beh, sì. Confermo. Sempre che non si giustifichi, naturalmente
HR. Certo, certo. Ma perché non si dimette mi chiedo io? Che il licenziamento, avendo lui un contratto a tempo indeterminato, ci costa pure no?
Avv. Già. Lo chiamano ticket di licenziamento. Le aziende che licenziano pagano questo importo per finanziare la NASpI dato che, nell'idea della Riforma Fornero del 2012, ne sono la causa.
HR. Nel senso che io, licenziandolo, genererei disoccupazione con un aggravio per i conti dello Stato?
Avv. Esattamente.
HR. Ma scusa, cos'altro potrei mai fare? Se è assente non posso tenere il contratto attivo all'infinito. Che magari gli Enti non sono neppure contenti e, in caso di ispezione, me lo contestano pure.
Avv. Eh, lo so. Chissà perché non si dimette…
HR. Dai che lo sappiamo tutti, pare che glielo abbiano proprio sconsigliato. Dimettendosi non percepirebbe la NASpI. Quindi i) lui non si dimette, così la NASpI la prende ii) io lo licenzio, così la NASpI la pago.
Avv. Lo sai vero che il Jobs Act, le legge delega intendo, prevedeva appunto una delega al governo affinché disciplinasse casi di comportamenti concludenti validi come dimissioni senza il rispetto della procedura online?
HR. No, questa mi mancava. E perché il governo Renzi non avrebbe dato seguito a quella delega?
Avv. Pare, dicono i ben informati, per la ferma contrarietà di chi proprio oggi sconsiglia al tuo lavoratore di dimettersi. C’erano molti fronti aperti all'epoca, dal definitivo superamento dell’art. 18 in giù, e credo non se ne sia voluto aprire un altro.
HR. Ok, capito. Quindi mi par di capire che non ho altra strada al licenziamento. Ora contesto, concedo i cinque giorni per giustificarsi, lui non si giustifica e vabbè…
Avv. A meno che vuoi tentare e vedere cosa succede?
HR. In che senso scusa?
Avv. Lo consideri dimissionario, costruiamo bene il tutto e vediamo se lui non impugna. Il Tribunale di Udine, pochi anni fa, ha dato ragione al datore di lavoro. Io sono pronto eh!
HR. Lascia perdere va. Grazie comunque. Alla prossima!
Storie di ordinaria follia, questa un po’ romanzata com'è nello stile di questo blog, ma non troppo distanti dal vero. Sarebbe interessante capire quanti licenziamenti disciplinari, sul totale di quelli per giusta causa, sono motivati da un’assenza protratta. Lavoratori che spariscono e che consigliati di non dimettersi vengono licenziati. Costi per le aziende, costi per le casse dello Stato.
Il ddl lavoro, approvato in prima lettura alla Camera e ora in discussione al Senato, potrebbe mettere fine a questa pratica.
I detrattori parlano di un ritorno delle dimissioni in bianco: il datore di lavoro caccerebbe oralmente il lavoratore e poi lo considererebbe dimissionario. A me pare davvero una forzatura, consona sì a Marco Travaglio e al suo Fatto Quotidiano ma un po’ meno a esperti della materia e ai nostri rappresentanti nel Parlamento della Repubblica. A maggior ragione dopo le modifiche, seppur foriere di dubbi procedurali interpretativi, che la Commissione lavoro della Camera ha apportato al testo approvato in Consiglio dei ministri e che prevedono il coinvolgimento dell’Ispettorato del lavoro.
Questa la sintesi della norma in discussione:
In caso di assenza ingiustificata del lavoratore
- protratta oltre il termine previsto dal CCNL, oppure in mancanza di previsione contrattuale,
- superiore a quindici giorni:
il datore di lavoro ne dà comunicazione all'Ispettorato del lavoro, che ne può verificare la veridicità. Il rapporto di lavoro si intende quindi risolto per volontà del lavoratore (dimissioni), a meno che lo stesso non dimostri l’impossibilità, per causa di forza maggiore o per fatto imputabile al datore di lavoro, di comunicare i motivi che giustificano la sua assenza.
Valutate voi.
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