Dopo venti anni di discussioni, riforme inattuate e disparati bandi regionali, le Politiche Attive del Lavoro (PAL) restano (ancora) un oggetto misterioso, soprattutto per coloro che, nei delicati momenti di transizione della vita lavorativa, ne dovrebbero beneficiare.
Sono tornate protagoniste del dibattito attuale, non solo per le incerte e curiose sorti dell’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive (ANPAL), ma soprattutto perché, ancora una volta, si stanno (ri)definendo le misure da mettere in atto nel mondo del lavoro dei prossimi mesi, quando, secondo le diverse analisi e previsioni, il nostro Paese si troverà ad affrontare gli effetti di una ripresa economica e quelli della fine del blocco dei licenziamenti, ancora dentro una crisi che ha esasperato tutte le debolezze e le criticità del sistema.
Debolezze e fragilità di un sistema che la Politica non è stata in grado di superare.
Le riforme degli ultimi anni, in particolare la Legge Fornero ed il Jobs Act, sono intervenute definendo un nuovo perimetro delle PAL, ma ancora una volta, anche per la mancanza di una modifica costituzionale, i progetti sono rimasti sostanzialmente sulla carta.
La Riforma Fornero (Legge 28 giugno 2012, n. 92), ad esempio, prevedeva, riprendendo riforme precedenti, tre elementi fondamentali, da cui non si può prescindere, per la realizzazione di un sistema di servizi per l’impiego e di politiche attive:
una definizione di standard di servizio e di sistemi di monitoraggio dell’efficienza ed efficacia dei servizi erogati;
il potenziamento delle reti territoriali che comprendono l’insieme dei servizi di istruzione, formazione e lavoro;
una forte valorizzazione dei sistemi informativi a titolarità dell’INPS, delle Regioni, dei Centri per l’Impiego e una progressiva integrazione delle rispettive banche dati. Si prospettava la realizzazione delle c.d. “dorsale informatica unica”, capace di gestire i processi informativi dell’integrazione e convergenza tra politiche passive e politiche attive, attraverso i dati dei beneficiari di ammortizzatori sociali e dati dei sistemi informativi sul lavoro delle regioni.
Il Piano di Ripresa e Resilienza Nazionale, ora all’esame della Commissione Europea, propone una nuova impostazione di PAL. Alla Missione 5 “Inclusione e Sociale”, Componente 1 “Politiche per il Lavoro”, prevede che l’intervento su Politiche attive del lavoro e sostegno all’occupazione sarà accompagnato da 2 riforme – Politiche Attive del Lavoro e Formazione, Piano Nazionale per la lotta al lavoro sommerso - e da 4 investimenti – Potenziamento Centri per L’Impiego, Creazione di Imprese Femminili, Sistema di certificazione della Parità di Genere, Sistema Duale.
La riforma (l’ennesima) delle Politiche attive del Lavoro e Formazione, che dispone di un ammontare di 4,4 miliardi di euro per il triennio 2021-2023, si struttura in due linee di intervento specifiche:
adozione, d’intesa con le Regioni, del Programma Nazionale per la Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL), da adottare entro il Q4 2021.
adozione del Piano Nazionale Nuove Competenze, da adottare entro il Q4 2021. Per i lavoratori occupati è rafforzato il Fondo nuove competenze.
Altra sfida “impossibile”, soprattutto nei tempi necessari al Paese, è il Potenziamento Centri per l’Impiego, prevista nel primo investimento. Sono destinate risorse addizionali pari a 200 milioni di euro per la realizzazione di iniziative di rafforzamento dei Centri per l’impiego, tra cui investimenti strutturali, sviluppo di Osservatori regionali del mercato del lavoro e analisi dei fabbisogni. Con realismo, si fa fatica a capire quanti anni ci vorranno per un’operazione del genere.
L’investimento sul Sistema Duale è sicuramente il più interessante e, se rispettato, potrà essere quello con i risultati più soddisfacenti.
L’obiettivo del disegno di queste nuove PAL, nell’attesa della sua completa definizione, appare quindi molto ambizioso, a partire dal complesso potenziamento dei Centri per l’Impiego, ma non risponde adeguatamente alle esigenze fondamentali e imprescindibili sopra richiamate per un efficace sistema di servizi per l’impiego e di PAL.
Inoltre, il progetto di riforma dovrebbe essere figlio di una visione d’insieme, che tenga conto dell’integrazione delle politiche attive con le politiche industriali e con le politiche sociali, che consideri la prospettiva di interventi nel breve termine e quella di interventi nel medio e lungo termine e che ponga come priorità assoluta la centralità della persona.
L’auspicio, che accompagna la declinazione dell’intero PNRR, è che il Sistema Paese, a partire dalla Politica, possa rispondere con mentalità, determinazione e volontà diverse rispetto al passato, chiamando a raccolta tutte le forze e le capacità esistenti, pubbliche e private, al fine di realizzare il rinnovamento e l’ammodernamento necessari al suo sviluppo futuro.
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