Proprio pochi giorni fa, una persona di buon senso mi chiedeva del perché ogni santo giorno dovesse esibire il suo green pass al datore di lavoro e non poteva, invece, consegnarglielo in modo da consentirgli di annotare la scadenza.
"Se il mio datore si segna fin quando il mio green pass è valido, fino a quella data non me lo controlla più, no?"
"Eh", gli risposi.
Eh. E già, perché il buon senso (anche) in epoca Covid deve fare i conti con la protezione dei dati personali.
L'Autorità Garante ha sempre detto, infatti, che chi fa i controlli, che sia il datore di lavoro o la palestra sotto casa, non può in alcun modo venire a conoscenza di quando scade il green pass. Diversamente il controllore saprebbe il perché quel green pass è stato rilasciato, se per vaccino o per tampone. Quindi vietato vietatissimo, ad esempio, registrare sul badge di ingresso della palestra la data di scadenza del green pass. Privacy vs buon senso, uno a zero.
E così anche il governo, nei decreti legge, dpcm linee guida, FAQ varie ed eventuali, si è sempre attenuto ai pareri del Garante. Lo confesso, ho sempre trovato esilarante le spiegazioni sul come esibire il green pass cartaceo: va piegato così e così, recitano a chiare lettere i dispacci ministeriali, in modo che sia visibile solo il QR Code e non anche gli altri dati che rimangono così nascosti al suo interno. Meraviglioso.
Ma ecco che ora qualcuno pare dissociarsi. E non è la palestra sotto casa, ma il Senato della Repubblica. O, meglio, la Commissione Affari Costituzionali del Senato che nell'iter di conversione in legge del decreto sul green pass nei luoghi di lavoro approva un emendamento che dice, più o meno così: il datore di lavoro può chiedere la scadenza del green pass, il lavoratore può comunicarla consegnando il green pass e, se così, nessun controllo fino alla scadenza del green pass; a posto così, grazie.
Era il 3 novembre e l'emendamento era solo per il settore privato. Poi, ieri 9 novembre, emendamento approvato anche per il settore pubblico. Privacy vs buon senso, uno a due.
Che qualcuno porti i sali al Garante.
Ora attendiamo il voto dell'Aula del Senato e quello della Camera che deve avvenire entro il 20 novembre. Vediamo se la norma sarà confermata, se nessuna manina interverrà, se il testo in Gazzetta sarà quello della Commissione del Senato. Se, se, se; se sarà così, come mi ha scritto un amico "finalmente avremo qualcuno con un po' di sale in zucca", per restare in tema di NaCl.
E, aggiungo io, se sarà così avremo il Parlamento che avrà dichiarato guerra aperta al Garante Privacy, con le armi del buon senso e della tutela della salute pubblica.
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