Il tema meriterebbe un lungo approfondimento. Dal punto di vista sociale e da quello tecnico-giuridico. Perché, da un lato, impatta su lavoro, sulla occupazione, sul reddito e quindi sulla vita di molte persone. E perché, dall’altro, quando si unisce il tempo indeterminato con un termine, gli incastri spesso sono di non facile comprensione.
Mi riferisco al contratto commerciale di somministrazione di lavoro a termine, unito al (o eseguito col) contratto di lavoro a tempo indeterminato. Che, anche solo letto così, in effetti potrebbe far girare la testa ai non addetti ai lavori.
Lascio ad altri, nei prossimi giorni sicuro ce ne saranno, i vari approfondimenti. Io qui provo un breve racconto di come anche il Legislatore poco ci ha capito.
Inquadriamo il tema, riducendolo ai minimi termini, con una domanda: per quanto tempo può essere somministrato a termine, a favore della stessa azienda (utilizzatrice), un lavoratore assunto dalla agenzia (somministratrice) a tempo indeterminato?
Ecco, nell’ordine, le risposte che di volta in volta ci ha dato il nostro Legislatore:
boh;
senza limiti di durata, ma solo fino al 31 dicembre 2021;
dal 1 gennaio 2022, non oltre 24 mesi (o altra durata prevista dai contratti collettivi);
senza limiti di durata, punto.
E già fermandoci a queste quattro risposte, tutte diverse l’una dall’altra, ci sarebbe molto da dire. Ma la parte più interessante io la trovo nel dove sono state riposte le norme che, dopo il “boh”, han provato a dare una risposta alla nostra domanda.
Perché le risposte il Legislatore le ha messe nella norma (dlgs 81/2015, art. 31, comma 1) che disciplina il contratto commerciale di somministrazione di lavoro a tempo indeterminato (quando invece abbiamo visto è il contratto di lavoro ad essere a tempo indeterminato, mentre il contratto commerciale è a termine) e la data del 31 dicembre 2021 è stata recentemente soppressa da un articolo (DL 146/2021, art. 11) che introduce le ultime novità in tema di ammortizzatori sociali che nulla hanno a che vedere con la somministrazione di lavoro (se vi va di cercare, trovate la soppressione in modo abbastanza enigmatico al comma 15: non si sopprime la data ma il quinto periodo del comma che la data aveva introdotto).
Insomma, un pastrocchio senza precedenti.
Pierluigi Bersani direbbe: prima si mischiano le pere con le mele, e poi si pesano le mele dentro un cesto di verdura.
Possibile azzardare una risposta a tutto ciò? Sì certo, con due lettere e un numero: M5S. Perché la norma nel posto sbagliato ce l’han messa i cinquestelle (tanto uno vale uno) e la data è stata soppressa annegando il comma tra altri diciassette commi che parlano di tutt’altro (così, di certo, i cinquestelle mica se ne accorgono).
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