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  • Andrea Morzenti

Così Celeste


Penso che ognuno di noi abbia un po' di grillismo dentro di sé. Chi più sulla povertà, chi più sulla corruzione, chi più sulla precarietà, chi più sulla immigrazione. Paure, arrabbiature, frustrazioni. Cinquestelle e Lega sono stati capaci di intercettare il grillismo che c'è in noi per andare al potere.

E quando sono arrivati al potere hanno continuato a intercettare il grillismo, anzi lo hanno alimentato. Hanno abolito la povertà con il reddito di cittadinanza, eliminato la corruzione con la legge spazzacorrotti, dato dignità a lavoratori e imprese con il decreto dignità, fermato l'immigrazione chiudendo i porti e approvando il decreto sicurezza.

Questo è stato detto, fatto e comunicato al popolo. Conta il percepito più che il dato reale, si sa. E il governo gialloverde populista lo sa molto bene.

 

Giorni fa il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, parlando in Parlamento, ha affermato che l'Italia è il Paese Ocse con il più alto di corruzione percepita. Qualcuno gli ha fatto notare che una cosa è la corruzione percepita, altra è la corruzione reale. E che, dati Eurispes, l'Italia è meno corrotta di quanto gli italiani credano. Bonafede ha però replicato dicendo che è inutile parlare di dati: si percepisce un paese corrotto e quindi è comunque una emergenza (passaggio liberamente tratto da "Il governo percepito" di Mattia Feltri, il "Buongiorno" su La Stampa del 25 gennaio 2019).

E quindi, nell'intercettare e alimentare il grillismo, la maggioranza gialloverde approva la legge populista per eccellenza, che la comunicazione di Casaleggio consegna all'opinione pubblica con il nome di spazzacorrotti: via corrotti e corruzione dalla faccia della terra. Si aumentano le pene, si sospende la prescrizione dopo la sentenza di primo grado, si diminuiscono le garanzie per gli indagati, si annullano i benefici penitenziari per i corrotti condannati.

Di spazzacorrotti se ne è parlato in questi giorni dopo la condanna (5 anni e 10 mesi) da parte della Cassazione a Roberto Formigoni, ex Presidente della Regione Lombardia, per corruzione nella vicenda della Fondazione Maugeri di Pavia.

La sentenza è definitiva. Roberto Formigoni ha commesso il reato per il quale è stato prima accusato, poi imputato e infine condannato. Non si discute. E non si vuole discutere qui se Formigoni sia stato o meno un buon Presidente di Regione.

Formigoni ha 71, quasi 72 anni. La sua età anziana gli avrebbe consentito di beneficiare della detenzione domiciliare in luogo del carcere.

Glielo avrebbe, appunto. Perché la spazzacorrotti, che nulla ha a che fare con la sua condanna, non glielo consente più. La corruzione è ora parificata ai reati più gravi contro la persona, quali ad esempio: la riduzione in schiavitù, la tratta, i reati sessuali, il sequestro di persona, che non ammettono i benefici penitenziari per gli ultra settantenni.

E poco importa se il reato risale a molti anni fa e le leggi penali mai possono essere retroattive. Perché la spazzacorrotti, pur incidendo sulla libertà personale, sul punto è una legge processuale e quindi può ben essere retroattiva (vedremo se questa lettura sarà confermata dai Giudici).

Stefano Buffagni, Deputato M5S e sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ha già dichiarato che "Formigoni è solo il primo di tanti che verranno colpiti dalla legge spazzacorrotti". Come se - aberrante - le norme debbano servire come vendetta della nuova classe dirigente politica nei confronti di chi l'ha preceduta.

Intercettare e alimentare il grillismo, senza perdere neppure un'occasione. Pazienza se così si butta alle ortiche una cultura giuridica costruita in decenni, forse secoli.

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