È stato un susseguirsi di decreti legge; e non parlo – per amor di patria – dei dipiciemme. Il Cura Italia, il Rilancio, l’Agosto, il Ristori col suo bis, ter e quater. E poi il Natale uno e, da ultimo, il Natale due.
Ha fatto tutto il Governo col suo Presidente del Consiglio. Il Parlamento ne ha discusso un po' nelle Commissioni, in Aula poco o nulla. Un unico ramo coinvolto, Camera o Senato a seconda dei casi o forse della sorte. Perché poi il Governo, sempre lui, ha regolarmente proposto il suo maxiemendamento che recepiva più o meno i lavori della Commissione (che già che c’era ha utilizzato il decreto di turno come veicolo per far salire a bordo la qualunque) e lo ha fatto approvare dal Parlamento, senza discussione, con la fiducia.
Certo il Parlamento poteva pure votare No e far cadere il Governo. Vabbè, dai.
Non si tratta certo di una novità. È il nostro finto bicameralismo paritario, di fatto ridotto a i) Governo e ii) Commissione parlamentare. La riforma del 2016 aveva provato a riformarlo, sappiamo come è andata. Ora ce lo terniamo così, chissà per quanto.
La stessa riforma aveva anche provato a spostare allo Stato, togliendole alle Regioni, la competenza su Sanità e Politiche attive del lavoro. E invece siam qui a leggere di Fontana/Toti/Zaia/De Luca contro Speranza e di Politiche attive ferme al palo con licenziamenti bloccati da un anno e fino a fine marzo che quanto arriveranno tutti assieme ci sarà da piangere.
Fa eccezione a tutto questo la Legge di Bilancio 2021. Ma solo perché il Governo non può mica fare un Decreto Legge. Allora approva un disegno di legge, circa un mese dopo averlo annunciato in conferenza stampa come dato per fatto e finito. E lo presenta al Parlamento per discussione, modifiche e approvazione. Siamo al 18 novembre 2020, un mesetto fa più o meno. Con la particolarità che questo disegno di legge deve diventare legge dello Stato, una fondamentale legge dello Stato, entro il 31 dicembre, pena l’esercizio provvisorio, che non dev’essere esattamente una bella cosa.
Oggi, 21 dicembre 2020, il di cui sopra disegno di legge giace sereno in Commissione Bilancio della Camera, i cui componenti nel fine settimana twittano orgogliosi di emendamenti, a loro firma, approvati.
Non di tratta certo di una novità, ma la situazione si sta incancrenendo e i più - ahimè - si stanno ormai abituando, nel silenzio assordante del Capo dello Stato.
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