Oggi apro Twitter e mi si presentano gli #gliappuntidiGiorgia. Sento dire a Giorgia Meloni: “se domani mia figlia compisse diciotto anni, ne ha molti di meno, io penso che potrei – diciamo – rinunciare ai 500 euro per comprarle dei libri o dei contenuti culturali”.
Il ragionamento che fa Giorgia nei suoi appunti è che il bonus previsto dalla 18app debba andare solo ai redditi più bassi, non a un figlio di un milionario o – appunto – a sua figlia.
E qui, secondo me, sta l’errore di Giorgia; e di chi al governo e nella maggioranza parlamentare ha prima pensato di abolire questa misura e poi di volerla agganciare all’ISEE.
Per due motivi.
Il primo motivo è che non siamo in presenza di un normale “bonus”, ma di un – a me piace chiamarlo – “benvenuto”. Che lo Stato fa ai ragazzi e alle ragazze che entrano nel mondo degli adulti.
È un passo importante e io credo sia bello e significativo che la Comunità tutta consenta loro, che di regola non lavorano, di avere a disposizione una somma loro propria da poter spendere a piacimento nel mondo bello degli adulti, la cultura. Andare a teatro, comprare un libro, andare ad un concerto. E questo indipendentemente dal fatto che mamma e papà siano milionari o parlamentari.
Il secondo motivo lo ricavo direttamente e inequivocabilmente dalle parole di Giorgia. Perché, cara premier, non è Lei che rinuncerebbe ai 500 euro per compare a sua figlia un libro. Lei, Giorgia, in quel caso non comprerebbe nulla a nessuno.
Sarebbe sua figlia, da sola o in compagnia in una libreria, a comprarsi il libro che ha voglia di leggere. Magari senza dirlo alla mamma, magari dicendoglielo, poco importa.
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