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Andrea Morzenti

Ciao Elli





L’ho sempre chiamata Elli. Ero uno dei pochi, forse l’unico. Non so perché.

Per i più era Eli.


Ha lottato per quasi vent'anni contro il suo male; praticamente da quando la conoscevo.

La sua massima, che è stata anche la sua forza, era “passerà”. L’ha detto e ce l’ha scritto così tante volte.

Non l’ho mai sentita lamentarsi. Solo all'ultimo, un poco; era davvero stanca.


Scherzavamo spesso. Le ripetevo di stare attenta che se avesse autorizzato questo o quel contratto, ci avrebbero revocato l’autorizzazione ministeriale e poi fatto chiudere. E lei, ormai era pronta ad anticiparmi “sì lo so, lo so cosa mi vuoi dire. ma smettila”. E le accarezzavo i capelli.


Sempre, sempre, quando aveva piacere ad un confronto con me, mi anticipava con una riga di messaggio “sei libero? posso disturbarti?”.


Così discreta da fare tutto senza pesare su nessuno. Quelle persone che fanno i fatti, che ti accorgi subito - in un attimo - quando non ci sono più.

Era davvero unica, mi ha ricordato poco fa una delle sue più care amiche, assolutamente unica. Era leggera ma profonda - ha continuato la sua amica - delicata ma intensa.


Ma anche così incasinata. Con due riunioni in Teams contemporaneamente, una da computer e l’altra da cellulare perché “eh, le ho accettate tutte e due, non avevo notato che erano allo stesso orario. ormai devo farle”.


Un attaccamento e una passione al suo lavoro di cui ora ancor di più, tutti, dobbiamo fare tesoro.


Mancherai tanto Elli.

Ti ricordo, bellissima, alla cena di gala a Dubai.


Ciao Elli.

RIP

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