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  • Andrea Morzenti

Risottando. E non solo




Lo facciamo per divertirci, lo facciamo per stare assieme, lo facciamo perché ci piace e ci piace mangiar (e bere) bene.

Con un carissimo amico ci troviamo spesso, casa mia casa sua poco importa, solo noi due o più spesso con altri amici, e ci mettiamo ai fornelli. Tra sale di Maldon e pepe di Sichuan, con qualche discussione qua e là anche piuttosto animata, cuciniamo piatti che ci piace gustare e far giudicare a chi (inflessibile) è a tavola con noi.


Per Halloween, ormai da alcuni anni, va in scena il risotto alla zucca.


Ecco come l’abbiamo fatto quest’anno:

  • soffritto con cipolla (per me ci stava anche un pochino d’aglio), a fuoco lento, con burro e olio extravergine del Molise (l’olio molisano è una perla che mi procura il Mister ormai da un decennio, forse di più)

  • soffritto fatto per bene (ah, tutto questo in una bellissima pentola in rame, gran regalo di un recente Natale) e poi si aggiunge la zucca tagliata a pezzetti (alcuni grandini, altri piccini). Deve cuocere un po’, a piacimento e “pagare” all’assaggio.

  • in un’altra pentola si fa tostare a secco il riso carnaroli (guai a non farlo a secco, il mio amico potrebbe abbandonare la cucina).

  • quando il riso è bello tostato (va toccato, deve essere caldissimo), l’abbiamo sfumato “alla Guinness”. Ecco, qui potrei raccontarvi tante nostre storie sulla mitica stout di Dublino. La verità è che noi la mettiamo praticamente in ogni piatto e, in questo caso, devo dire ci sta particolarmente bene perché contrasta il dolce della zucca.

  • soffritto fatto, zucca a cottura avanzata, riso tostato e sfumato. A questo punto si unisce tutto nella pentola di rame e inizia la cottura vera e propria del risotto.

  • ci vuole un buon brodo (noi lo facciamo di verdure, ci mettiamo anche una patata con la buccia che rilascia il giusto amido per rendere poi il risotto ancor più cremoso) da aggiungere volta a volta (con mestolo e colino) per quindici minuti (qui il tempo è importante).

  • mentre il riso cuoce (a fiamma alta, così mi tocca fare) si prende un po’ di zucca (non troppa) e la si frulla a parte.

  • ed eccoci, passati i famosi quindici minuti, ai passaggi finali e fondamentali:

  1. si lascia asciugare il risotto dall’ultimo brodo in eccesso

  2. si aggiunge la zucca frullata

  3. un po’ di sale di Maldon (un sale che ha una storia pazzesca)

  4. un po’ di pepe di Sichuan (perfetto per questa ricetta perché aromatico e, come la Guinness, attenua e contrasta un po’ il dolce della zucca)

  5. si spegne la fiamma e si passa a mantecare con Montrasio tagliato a cubetti, Grana Padano grattugiato e burro (ecco, sul burro c’è la massima attenzione perché deve essere tolto direttamente dal freezer non dal frigo, potremmo discutere a lungo del perché ma ve lo lascio come consiglio e come segreto).


Ci siamo. Il risotto va servito nei piatti piani (guai ad usare il piatto fondo, quello lasciamolo alle minestre e alle zuppe) con qualche schiaffetto sotto il piatto per renderlo ben diffuso.


A noi è piaciuto molto. E, come sempre, ci siamo divertiti un sacco.

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Ciao Elli

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