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Il diritto dei giovani a prepararsi alla vita



Un Paese che si rassegna al fatto che i giovani sono un gruppo sociale svantaggiato, significa che accetta l’idea di non avere un futuro.

 

Si fatica a comprendere i motivi per cui una società possa consentire una condizione giovanile caratterizzata dall’elevata disoccupazione, dalla scarsa qualità del lavoro, dall’alto tasso di abbandono scolastico, dalla drammatica distanza tra sistema scolastico e mondo del lavoro, dalla debole rappresentanza e scarso protagonismo nella vita politica, sociale ed economica, dall’insormontabile difficoltà di conquistare l’autonomia dalla famiglia di origine, dalla penalizzante differenza di tra Nord e Sud.

Ai giovani di oggi è offerta una prospettiva di crescita economica e sociale inferiore a quella delle generazioni precedenti.


La responsabilità di tale sconfortante prospettiva deve essere assunta appieno dalla classe dirigente, politica e non, dalle istituzioni e dalle famiglie, con l’obiettivo di creare le condizioni per consegnare ai giovani un mondo migliore di quello attuale.

E’ necessario uno sforzo collettivo che esprima la forza, il coraggio e le capacità di fare scelte sostenibili, che garantisca elementi di prosperità per lo sviluppo delle generazioni future e che permetta di costruire la migliore delle eredità possibili.

Bisogna creare i presupposti per offrire e restituire alle giovani generazioni il senso di appartenenza alla comunità, i motivi e gli stimoli validi per attivarsi nel lavoro, nella cultura, nella politica e nell’impegno sociale.


L’impegno, o meglio, il dovere degli adulti è quello di “essere educatori”, educare i giovani alla vita che li aspetta, accompagnandoli nella scoperta del proprio talento, delle proprie attitudini e delle proprie passioni, educarli alla cultura del merito, del sacrificio, del valore del lavoro, facilitare le transizioni nei periodi chiave delle loro vita.


La dimensione del lavoro in questo percorso educativo risulta prioritario: educare al lavoro, inteso come strumento per la realizzazione della persona, per il raggiungimento dell’autonomia, per la costruzione della propria identità personale e sociale, per l’inclusione sociale, per lo sviluppo delle proprie capacità professionali e umane.

Il dovere delle generazioni adulte trova il suo pieno adempimento nel momento in cui ai giovani è consentito di esercitare liberamente il diritto a prepararsi alla vita.

Il diritto a prepararsi alla vita riguarda più diritti: il diritto all’educazione scolastica (di qualità), il diritto al sostegno durante il percorso di studi, il diritto all’orientamento agli studi, il diritto all’educazione al lavoro, il diritto alla formazione continua, il diritto all’accompagnamento al lavoro, il diritto all’indipendenza e all’autonomia, il diritto alla partecipazione alla vita sociale e politica, il diritto di scegliere il proprio futuro.


I giovani devono poter godere del diritto a sbagliare e a fallire, per riuscire a crescere grazie agli errori, del diritto a sognare, del diritto di guardare al futuro con speranza, perché qualcuno ha lavorato per consegnare loro il migliore dei futuri possibili.

Da ultimo, è vitale offrire elementi di speranza nel dibattito pubblico che riguarda il futuro dei giovani, in particolare del futuro del lavoro, trasformare i giovani da oggetto di studio a soggetti protagonisti di storie e di esperienze positive, nella vita sociale e nel lavoro.


Il diritto dei giovani a prepararsi alla vita nasce dal dovere degli adulti di “essere educatori” e di essere promotori dell’innovazione sociale e dell’equità intergenerazionale.

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