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Il referendum nell'Italia giallo-verde

  • Immagine del redattore: Andrea Morzenti
    Andrea Morzenti
  • 10 giu
  • Tempo di lettura: 1 min


E niente, sui diritti dei cittadini stranieri l’Italia resta ancorata alle posizioni di Conte e Salvini quando, assieme, stavano al governo e approvavano i decreti sicurezza.

Al quesito referendario sulla cittadinanza (riduzione da dieci a cinque anni del requisito della residenza, fermi tutti gli altri, necessario agli stranieri per poter chiedere la cittadinanza italiana), i Sì hanno infatti prevalso solo con il sessantacinque percento. Una non vittoria, in uno con il quorum decisamente mancato, che sa pesantemente di sconfitta.

 

Scrive Michele Mezza su Huffpost ("Referendum, dopo l'ennesima carica di Balaklava è il momento di mandare in congedo il colonnello Cardigan", 9 giugno): “il lavoro dipendente rivendica tutele salariali e garanzie occupazionali. Due obbiettivi che hanno come avversari la concorrenza cinese al proprio padrone e l’immigrazione che abbassa il costo del lavoro, esattamente i due obbiettivi del fronte sovranista mondiale”.

Lo scrive in modo ancor più chiaro Mattia Feltri nel suo Buongiorno (La Stampa, 10 giugno): “sentenza, per quanto cieca e inapplicabile, in arrivo dal popolo: noi quelli non li vogliamo”.  


È il sovranismo populista in salsa giallo-verde. Un tema che Elly Schlein e la sinistra riformista prima o poi dovranno affrontare.

 
 
 

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