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  • Andrea Morzenti

Se alla fine ci pensa Tridico



L’Istat, l’Inps, non ricordo bene chi – ma poco cambia –, forse entrambi, ha(nno) certificato quanto era temuto ed era nell'aria: l’occupazione giovanile è in calo, il numero di attivazioni di contratti a termine è in diminuzione.

I due dati, pare ovvio, sono tra di loro collegati: l’occupazione giovanile è spesso, almeno all'inizio, con contratti a tempo determinato. E quindi se diminuiscono i contratti a termine chi ne subisce le conseguenze sono i giovani, ragazzi e ragazze magari da poco entrati nel mercato del lavoro e subito espulsi.

 
Il governo ne è responsabile, ma forse lo è anche il sindacato.

Ripercorriamo un attimo le norme emergenziali. Cassa integrazione per tutti col Cura Italia: ma i contratti a termine non si possono né prorogare né rinnovare – sono in divieto – se c’è Cassa, quindi cessano. Il governo lo sapeva? Boh, chissà. Il Parlamento prova a porvi rimedio, ma ormai sono passati i sessanta giorni necessari per la conversione in legge del Cura Italia e chissà quanti giovani sono rimasti senza lavoro, senza la proroga che era in divieto ieri e non lo è più oggi.


Ma possono ora essere rinnovati. Al netto del fatto che rinnovare è comunque operazione più forzata di una semplice proroga, tocca motivarlo il rinnovo, cioè serve la causale. E siamo punto e a capo.

Il governo lo sapeva? Boh, chissà. Via la causale ma con enorme ritardo, col Decreto Rilancio. Norma scritta male, non si capisce nulla. Un tentativo malfatto e con colpevole ritardo. Quanti mancati rinnovi, dopo le mancate proroghe? Il governo rincorre e metta un’altra pezza col Decreto Agosto, via la causale in modo più chiaro, anche se una volta sola per contratto.


Ma se poi dovesse intervenire un’altra cassa Covid? Proroghe e rinnovi non sono più in divieto, resta in vigore la norma del Cura Italia convertito in Legge. Ma questi lavoratori a termine, perlopiù giovani, possono accedere alla cassa? Le regole in vigore parrebbero dire di no, altra tegola. Se l’assunzione è successiva al 25 marzo 2020 (data modificata enne volte), non si piò accedere alla cassa.

E allora tolto il divieto dopo avere ormai perso le proroghe, tolta la causale dopo aver ormai perso i rinnovi, ora le proroghe e i rinnovi residui sono fuori dal sistema tanto sbandierato della “cassa per tutti”.


Il governo lo sapeva? Boh, chissà. Ma ecco che ci pensa Tridico, allo scoccare dell’ultimo giro, il 30 settembre: possono accedere alla cassa, dice una circolare Inps dell’ultimo minuto (un classico intramontabile), gli assunti entro il 13 luglio 2020. Almeno così pare.


Ma si può andare avanti così?


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