Ci siamo.
Domenica 4 marzo (2018) si vota, con il Rosatellum (qui come funziona).
Dalle 7 alle 23 urne aperte (che poi non si capisce perché non si possono chiudere i seggi alle 20, ma vabbè, portiamoci a casa che non si vota più di lunedì, è già qualcosa).
Sembra passata un'eternità da quando, tra Natale e Capodanno, Mattarella ha sciolto le Camere, Gentiloni ha fissato la data delle elezioni e Renzi ha detto: "no, un'altra volta il quattro?!?!". Ma ora ci siamo.
E chi c'è? D'Alema, Berlusconi, Prodi. Pare il 1994.
Iniziamo da Massimo D'Alema (Liberi e Uguali). Fa campagna elettorale (vedi immagine di questo post) ma non può dire di mettere il segno sul suo nome. Perché non si candida nel collegio uninominale, dove quasi sicuramente non verrebbe eletto, ma si candida come capolista nel proporzionale dove, se Liberi e Uguali a livello nazionale otterrà il 3%, verrà quasi sicuramente eletto. E allora deve dire di mettere il segno SOLO sul simbolo del partito, perché il segno sul suo nome renderebbe il voto nullo.
E Silvio Berlusconi (Forza Italia)? Lui proprio non si può candidare, è incandidabile in applicazione di una Legge dello Stato (la Legge Severino). Però fa campagna elettorale alla grande, senza dubbio, su questo, è il numero 1. E sul simbolo di Forza Italia ha fatto scrivere "Berlusconi Presidente", a scanso di equivoci. Anche se del Milan è rimasto solo Presidente Onorario, dopo la vendita della società ai cinesi.
Poi Romano Prodi (boh), tra i tre sicuramente il più nascosto. Sempre in dubbio tra "PD sì" e "PD no". Alla fine si è quindi schierato per Gentiloni premier (PD) e per Insieme2018 (lista ulivista alleata del PD). Così facendo - e votando a Bologna - il suo voto andrà solo a Casini (maggioritario) e non sarà conteggiato per il proporzionale (Insieme2018 difficilmente raggiungerà l'1%).
Di nuovi abbiamo Matteo Salvini e Luigi Di Maio [governeranno assieme? non lo escludo (cit.)].
Il primo ha fatto scrivere "Salvini premier" sul simbolo della Lega (non più Nord): fossi al Viminale avrei bocciato quel simbolo, visto che l'Italia è una Repubblica Parlamentare e non Presidenziale.
Il secondo, invece, è già salito al Quirinale con la lista dei Ministri, ma Mattarella era un attimo fuori casa e l'ha fatto ricevere dal suo Segretario.
Poi c'è Emma Bonino. Alleata del PD, ma che se raggiungerà il 3% porterà via seggi proprio al PD. E che schiera tra le sue fila il democristiano Tabacci, a cui deve riconoscenza per averle prestato il suo simbolo, consentendole di non raccogliere le firme.
E Giorgia Meloni (e qui, scusate, sono un po' a corto di idee).
Abbiamo anche "Potere al popolo" che ha un simbolo uguale a quello dell'aranciata San Pellegrino (l'amara resta la mia preferita), e "Il Popolo della Famiglia" di Adinolfi, che farà presenza e poco più.
Ah, e poi c'è il PD di Matteo Renzi. Al Governo del Paese praticamente per gli ultimi cinque anni. Date un'occhiata a cosa ha fatto, quali provvedimenti ha adottato, quali risultati ha raggiunto. E' su questi particolari che si giudica un politico (semicit.).