Abbiamo un Presidente del Consiglio dei Ministri che convoca una conferenza stampa, comunicando al Paese – ha tenuto a puntualizzarlo – che deve dire cose importanti, forse perché di solito non le dice. La conferenza stampa è in diretta Facebook, per gentile concessione di Mark Zuckerberg.
Abbiamo un Presidente del Consiglio che nella suddetta conferenza stampa chiede ai suoi due vice di non litigare più, chiedendo loro la fiducia per poter continuare a governare. Una volta, in una Repubblica parlamentare come è il nostro Paese, il Presidente del Consiglio saliva al Colle più alto a far due parole col Presidente della Repubblica, e non andava su Facebook da Zuckerberg. E, se del caso, chiedeva nuovamente la fiducia alle Camere, ai parlamentari eletti dal popolo (non dalla élite), non ai suoi vice, guarda caso anche capi supremi dei due partiti di maggioranza.
Abbiamo un Vicepresidente del Consiglio che, nello stesso instante in cui il Presidente del Consiglio – cioè il titolare della carica di cui lui è vice – parla al Paese in diretta Facebook, fa anche lui una diretta Facebook di un suo comizio. Questo Vicepresidente del Consiglio è anche il Ministro dell’Interno e, tra un post e l'altro con cui con immagini racconta agli italiani suoi amici quello che mangia, continua a dirci che siamo invasi dagli stranieri.
Abbiamo un Vicepresidente del Consiglio, l’altro, che chiede il rispetto del Contratto di governo. Un documento che non trova cittadinanza nella Costituzione più bella del mondo. Questo Vicepresidente del Consiglio è anche il Ministro del Lavoro e come prima misura, un anno fa, aveva promesso di dare le tutele ai riders. Questo Vicepresidente del Consiglio è anche Ministro dello Sviluppo Economico e, in questi giorni, “si racconta di riunioni lunari al Mise sul tema Mercatone Uno; con i rappresentanti del dicastero che sanno a malapena di cosa si stia parlando”. [quest’ultima, tra virgolette, non è mia ma di Dario Di Vico, che ne sa]
Abbiamo un Presidente dell’Inps che ha ripetuto, più volte, che la norma per dare le tutele ai riders sarebbe stata inserita nel primo provvedimento utile. Come se le leggi di conversione dei decreti legge, a questo si riferiva il Presidente dell’Inps che è pure un Professore in una Università italiana – come del resto lo è anche il Presidente del Consiglio – fossero lì apposta per quello.
Abbiamo un Presidente dell’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, che è pure un Professore in una Università americana, che di politiche attive del lavoro pare sappia poco o nulla. In compenso è un esperto di dati.
Abbiamo un Governo che, utilizzando una legge di conversione di un decreto legge (sarà per questo che il Presidente dell’Inps si è fatta quella idea), ad agosto 2018 proroga per gli anni 2019 e 2020 gli incentivi per le assunzioni degli under 35. Sono passati dieci mesi e il Decreto interministeriale del Ministero del Lavoro e del Ministero dell’Economia, necessario per gli incentivi, ancora non si è visto. E il 2019 è quasi a metà.
Abbiamo un Governo e un Parlamento che nella Legge di Bilancio proroga dal 1 gennaio 2019 gli incentivi sud. E abbiamo l’ANPAL – di cui sopra ho detto del suo Presidente – che, con il suo necessario Decreto per far partire questi incentivi, ad aprile scrive che gli incentivi ci sono sì, ma solo da maggio 2019. Con buona pace di chi ha assunto prima, facendo affidamento su una Legge dello Stato.
Abbiamo.
Siamo l’Italia.
Un Paese che si merita un Presidente del Consiglio, un Governo e Istituzioni più seri di quelli che. Abbiamo.