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  • Andrea Morzenti

Dateci una data

Aggiornamento: 13 apr 2020


Abbiamo tutti un sogno. Che tutto, presto, torni come prima.

Ieri parlavo con un avvocato. Mi diceva che la cosa che in questo momento più gli manca è il brigare, il fare le sue cose. Andare con la sua bici in Tribunale, i suoi fascicoli di carta, gli incontri de visu e le parole coi suoi clienti e coi colleghi. Settimana prossima andrà nel suo studio da solo (“le attività professionali non sono sospese” recita il dpcm rimettendo al suo posto l’ordinanza lombarda del giorno prima), sistemerà i suoi armadi e i fascicoli, metterà tutto a posto e in ordine, pronto a ripartire.

Con gli amici ci si scrive sul gruppo di WhatsApp, ma non più per organizzare la prossima uscita dove bersi una birra assieme. Ma il sogno di farlo, a breve, resta latente dentro quel gruppo.

 

Due situazioni diverse, il lavoro e l’amicizia. Accomunate dal forte desiderio, dal sogno, di normalità.

Nel mentre, la politica è solo capace di annunciarci la proroga della data ultima di chiusura delle attività industriali e commerciali e quella del mantenimento delle misure previste per contrastare e contenere il diffondersi del virus. E ci continua solo a ripetere, in modo ossessivo, il mantra del “restate a casa”. Quando invece il messaggio, come ben ha detto il primario di terapia intensiva del Papa Giovanni XXIII di Bergamo, doveva essere fin da subito “nessuno incontri nessuno”. La differenza non è da poco, i runner (o meglio, direbbe il Viminale, i jogger) l’hanno sperimentata sulle loro scarpette.

E poi ci tocca pure sentire la protezione civile che proroga a sua volta la data di chiusura prorogata il giorno prima dalla politica, chissà con che diritto poi. Annunciando che non solo la pasquetta, ma pure il primo maggio ci dobbiamo scordare di farlo fuori porta. Come se la vita di tutti noi ruoti intorno a quelle giornate; come se ci mancasse quello e non, invece, la quotidiana normalità.

Il sogno di normalità, il sogno che tutto torni come prima. E il mio amico avvocato che si sta preparando nel migliore dei modi per il momento in cui il suo sogno di normalità, quello che più gli manca, diventerà realtà.

Per la politica, invece, quello che per noi è un sogno deve essere l’obiettivo. Noi certo dobbiamo essere pronti, ognuno di noi deve fare il suo. Ma non basta più. E torna in mente una frase di Walt Disney, frase a cui sono molto affezionato, che dice “Qual è la differenza tra un sogno e un obiettivo? Una data”.

Ecco, dateci una data. Sulla base delle informazioni e dei dati esaminati e studiati dagli scienziati, con tutte le precauzioni da adottare mandando al diavolo pure la privacy, se serve, e con tutti gli accorgimenti con cui dovremo necessariamente imparare a convivere. Ma, santo Cielo, dateci un data.



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