Dopo la campagna elettorale agostana, che certo non passerà alla storia come quella che ha consacrato Paolo Celata come conduttore televisivo, domenica 25 non aprile ma settembre si vota per eleggere 200 senatori e 400 deputati (la cui somma è inferiore all’attuale composizione della sola Camera dei deputati).
Leader (o capilista ora anche front runners), candidati (o già eletti dal rosatellum), programmi (inutili) e hashtag (ancora di moda nonostante tutto) guidano la scelta che spero in tanti andremo a fare nella gabina elettorale di bossiana memoria.
Ecco, qui ho deciso di farmi guidare dagli hashtag; anche se so che alcuni non apprezzeranno. Ma, mio parere, dicono molto anche con poco.
#Pronti dice Giorgia Meloni. Una sorta di excusatio non petita, accusatio manifesta che anticipa la risposta alla domanda che in molti le stanno facendo e le faranno sulla sua capacità di andare a Palazzo Chigi.
#Scegli dice Enrico Letta. Che ha diviso tutto in rosso e nero, buoni verso cattivi, noi contro loro. In una visione manichea del bene contro il male, come se tutto il bene è con lui e il tutto il male è con gli altri.
#DalleParteGiusta dice Giuseppe Conte. Detto da chi non ha mai una parte dove stare, che van bene tutte. Al governo con la Lega prima e col PD poi; a favore dell’invio delle armi all’Ucraina a giorni alterni.
#Credo dice Matteo Salvini. Un brutto modo di voler tirare in ballo la religione in una competizione che tutto dev’essere fuorché religiosa. Con l’obiettivo di voler trasformare il voto in un atto di fede.
#ItaliaSulSerio dice Carlo Calenda. A me ha ricordato un fiume, il Serio appunto, origine di una bella valle bergamasca. Lo trovo convincente. Ti dà l’idea di Italia, di competenza. Di serietà alla guida del Paese.
Immagino l'abbiate capito.
Il mio voto andrà alla lista del front runner Carlo Calenda che - copio una perfida battuta di Marco Taradash - ha come leader Matteo Renzi.
Buon voto a tutti.
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