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  • Andrea Morzenti

Incommentabili



Non ne voglio fare una questione di merito, ma di metodo. Perché nel merito ho già detto, sovietica e incostituzionale.


La proroga automatica dei contratti a termine, forzosa, d’ufficio, chiamatela come più vi piace, pare sia destinata a scomparire dal nostro ordinamento giuridico.

In vigore dal 19 luglio, di quest’anno s’intende, verrebbe abrogata (il condizionale come si dice in questi casi è d’obbligo) dal decreto agosto; almeno così di legge nell'ultima bozza disponibile, che è tutto un "salvo intese" (vedremo la Gazzetta, va da sé).

 

Ma si può regolamentare in questo modo il mercato del lavoro? Approvi una norma e la lasci in vigore venti giorni? Ma santo cielo! E le aziende? E i lavoratori? E le proroghe automatiche già fatte? Chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato? E le agenzie per il lavoro che han dovuto mettere mano ai loro gestionali?


Un amico, era quasi notte quando abbiamo letto assieme la bozza, mi scrive: “Ma non è possibile! Un disastro normativo! Oltre ogni kafkiana immaginazione!”. Come dargli torto. E, fidatevi, il mio amico non è avvezzo ai punti esclamativi.


Così legifera questo governo (sì lo so, il potere legislativo è esercitato dal parlamento, ma lasciamo perdere dai). Davvero Incommentabili (chissà se si dice, in italiano intendo).


Lo stesso governo che non ha istituto la zona rossa ad Albino e Nembro, dopo che il Comitato Tecnico Scientifico aveva raccomandato di farlo, e che invece ha chiuso l’Italia intera quando gli esperti chiesero chiusure differenziate tra Nord e Sud. Scelte politiche, giusto le abbia fatte il governo e non i tecnici.

Ma, a questa stregua, invece dell’Italia si poteva forse chiudere il mondo intero, separandolo dagli altri pianeti.


Non c’è bisogno, non serve, la magistratura per appurare, per capire.

Buon agosto, io per ora mi fermo qui… che è meglio (cit.).




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